L’Italia e la questione ambientale

di MICHELE DI SCHINO

La proposta, se vogliamo, forte, c’è stata: il premier Conte ha affermato che la tutela dell’ambiente e del territorio entrerà tra i principi della Carta Costituzionale e questo, se non è un risultato pratico, simbolico lo è sicuramente.

Diverso il discorso, però, sul come attuare un simile intento, perché il territorio, el’ambiente, in Italia è una risorsa, una delle più grandi, anche economica, ma è anche uno dei beni più sfruttati, bistrattati e oltraggiati, sia legalmente che non.

Come tutelare l’ambiente nel nostro Paese da un punto di vista legale non è oggetto di questo intervento. Come tutelarlo da un punto di vista amministrativo, invece, sì. Partendo da un considerazione: le misure oggi in campo per la tutela dell’ambiente e, soprattutto, per la riduzione delle emissioni di gas nocivi in atmosfera sono, fondamentalmente, precarie.

Dagli incentivi sul fotovoltaico al recupero fiscale per le ristrutturazioni, ai differenti ecobonus per l’acquisto di mezzi di trasporto a emissioni minime, ibridi o elettrici, la foresta dell’incentivazione e/o del contributo non è strutturalmente presente nelle manovre finanziarie, non rappresenta una fonte di investimento stabile per lo Stato, ma una messe di risorse che, se c’è, viene confermata sui livelli precedenti, altrimenti (ed è sempre più spesso “altrimenti”) viene ridotta, sospesa, ridefinita, e infine cassata.

Così è stato, ad esempio, per la febbre da fotovoltaico che tra il 2005 e il 2012 ha proposto tariffe incentivante a volte spropositate, le ha ridefinite più e più volte sempre al ribasso, ed è quindi scomparso dai radar, fino all’agosto di quest’anno. Misure ottime nelle intenzioni, meno nella realizzazione, gravate da un fardello burocratico dis-incentivante almeno quanto appetibile risulta l’incentivazione.

Ed è ancora il fotovoltaico a fare scuola in tal senso: nel 2016 il 35% dei 2.147 procedimenti conclusi dal GSE (Rapporto Annuale delle Attività) è risultato negativo per quanto riguarda il diritto al riconoscimento dell’incentivo sul fotovoltaico, con un danno da recuperare per lo Stato (dal 2010) di 183 milioni di euro. Una inidoneità di centinaia di impianti dovuta spesso alla mancanza di documentazione completa, documentazione spesso talmente crposa da necessitare più e più integrazioni e modifiche.

Bene quindi, benissimo che la nostra Costituzione veda inserito tra i suoi principi un diritto non più procrastinabile. Bene, anzi benissimo, se questo diritto sarà supportato da un’azione legislativa e semplificatrice che ne porrà in essere il vero impatto rivoluzionario, e non solamente simbolico.