Opinioni

Il Creativo Sostenibile: un’opportunità, una necessità

di MASSIMO SAMPAOLESI – foto MAURO AMATI

Creatività e Sostenibilità creano business. Ormai questa tesi non solo è stata assorbita da buona parte della cultura occidentale, ma è diventata una necessità. Ovvero, in estrema sintesi, c’è bisogno di far sì che i due termini non viaggino su binari distanti o incidenti bensì “collaborino”. A dare un sostegno a questo approccio, è lo stesso avanzamento tecnologico. In una parola: Innovazione. E se si parla di ciò, non si tratta più solamente di una tendenza verso un principio a cui fare riferimento ma anche di economia che si muove e di un approccio industriale e imprenditoriale diverso da quanto, fino a poco tempo fa, pensato e applicato. 
Se, infatti, fino al diciannovesimo secolo l’idea di “Ambiente” riguardava solo la scelta “esistenziale” di alcuni e il “Progresso” marciava spedito senza occuparsi di eventuali implicazioni “inquinanti”, oggi non è più così. L’emergenza ambientale delimita il campo d’azione. E da questo punto ineluttabile e intrascurabile in poi, si è cominciato dunque a parlare di Sviluppo sostenibile, per l’appunto.
Eppure, non tutte le imprese riescono ad innovare e, se lo fanno, non tutte usano lo stesso approccio, le stesse metodologie, gli stessi input e tanto meno non tutte arrivano a risultati uguali. Da cosa dipendono i differenti approcci al tema dell’innovazione? Quali sono i fattori che influenzano le scelte in questo campo? E cosa possono fare le aziende per aumentare la loro spinta verso il nuovo? Sembrano essere queste le domande a cui, già da oggi, chi fa impresa si deve porre. Anche perché, come sempre, dunque, un aspetto economico diviene poi un aspetto sociale. E, nel tessuto in cui insiste, un’abitudine comportamentale, un modo di pensare che potrebbe persino viaggiare in automatico.
Alla base dello sviluppo di nuove idee, che siano esse ad opera di inventori o utenti finali, oppure ad opera delle stesse imprese, un ampio spazio è sempre occupato dalla creatività, intesa come “processo di dinamica intellettuale che ha come fattori caratterizzanti: particolare sensibilità ai problemi, capacità di produrre idee, originalità nell’ideare, capacità di sintesi e di analisi, capacità di definire e strutturare in modo nuovo le proprie esperienze e conoscenze“, come saggiamente Melissa Schillingh dice nel suo testo “Gestione dell’Innovazione”, oppure come “capacità di produrre qualcosa di utile e nuovo”. Senza una spinta creativa, infatti, difficilmente si arriva alla creazione di prodotti che si possano distinguere e imporre sul mercato non solo per l’aggiunta di una caratteristica a qualcosa di già noto ma perché “diversi e sorprendenti”. 
Ecco che viene così rinnovato e aggiornato uno degli slogan industriali più famosi nella storia: quel “Think different” coniato da Steve Jobs per la Apple. Oggi si deve “pensare differentemente” e il ruolo del “Creativo sostenibile”, come lo potremmo definire, diventa una figura imprescindibile nelle aziende. Sia private che pubbliche. 
Per alcuni aspetti, la figura del “Creativo sostenibile” non può essere considerata come un ruolo ma come una sorta di linea guida a un approccio. In particolare, ci sono al momento due settori in cui l’intervento del “Creativo Sostenibile” sarà determinante: Energia e Rifiuti. In tal senso, ad esempio, già molte Multiutility operanti nel territorio italiano stanno cercando di trovare la quadratura del cerchio attraverso il sostegno all’avvento delle Smart Cities: ovvero, città in cui la sostenibilità e la tecnologia possano sempre più collaborare per rendere ancora più “comoda“ l’esistenza dei cittadini senza aggravare ulteriormente l’Ambiente o, perfino, eliminando le cause principali di inquinamento. Città che vanno ri-pensate, quindi, per poi essere “create” nuovamente. Tutto questo è business. Anzi, è il nuovo modello di business. E il business funziona se offerta e domanda sono equilibrate. L‘emergenza ambientale è la domanda. Il creativo sostenibile, potrebbe essere la risposta.