Per un’economia a misura d’uomo

di MICHELE DI SCHINO

Un documento globale: questa potrebbe essere la più diretta definizione del Manifesto di Assisi presentato ieri 24 gennaio 2020 presso il Sacro Convento di Assisi. Un documento con oltre 2000 sottoscrittori del mondo economico, politico, culturale, religioso e dell’informazione, cui anche Ecologicamente.cloud ha aderito.

Un documento globale perché la crisi climatica non viene vista, nelle parole del Manifesto,  solamente nelle sue conseguenze ambientali, ma anche sociali, e le possibili soluzioni non sono limitate all’innovazione tecnologica, ma anche alla giustizia sociale. Un documento globale perché alla nuova “economia a misura d’uomo” prospettata si sposano parole come bellezza, coraggio, coesione e futuro. Una proposta di mondo nuovo, inclusivo, globale, per tutti.

Il Manifesto, tra i cui promotori figurano il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci, il custode del Sacro Convento di Assisi, padre Mauro Gambetti, il direttore della rivista San Francesco, padre Enzo Fortunato, il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, l’amministratore delegato Enel, Francesco Starace, e l’amministratore delegato di Novamont, Catia Bastioli e alla cui presentazione hanno partecipato il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, il ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, e il presidente della  Pontificia Accademia delle scienze sociali, Stefano Zamagni, ha posto alla propria base l’idea di un’economia che contempli una società a misura d’uomo, attraverso risposte concrete a livello nazionale sul tema della crisi climatica che aprano ad una visione della società intera rinnovata e coesa, dove le diseguaglianze possano essere ridotte grazie anche all’impegno nelle nuove tecnologie, nell’innovazione, nell’economia circolare.

“Siamo convinti che, in presenza di politiche serie e lungimiranti, sia possibile azzerare il contributo netto di emissione dei gas serra entro il 2050. Questa sfida può rinnovare la missione dell’Europa dandole forza e centralità. E può vedere un’Italia in prima fila”, questo uno dei passaggi fondamentali del Manifesto, che sottolinea come “già oggi in molti settori, dall’industria all’agricoltura, dall’artigianato ai servizi, dal design alla ricerca, siamo protagonisti nel campo dell’economia circolare e sostenibile. Siamo, ad esempio, primi in Europa come percentuale di riciclo dei rifiuti prodotti. La nostra green economy rende più competitive le nostre imprese e produce posti di lavoro affondando le radici, spesso secolari, in un modo di produrre legato alla qualità, alla bellezza, all’efficienza, alla storia delle città, alle esperienze positive di comunità e territori. Fa della coesione sociale un fattore produttivo e coniuga empatia e tecnologia. Larga parte della nostra economia dipende da questo”.

“È a partire dalla sfida che ci impone la crisi climatica della costruzione di una società free-carbon entro i prossimi trent’anni che si può costruire un futuro più desiderabile e una economia fondata sulla coesione sociale che torni a offrire opportunità di lavoro e di benessere – ha scritto su TuttoGreen de La Stampa Francesco Ferrante, vicepresidente di Kyoto Club e fondatore di Green Italia”.

Emerge potente allora la necessità di mettere a sistema tante eccellenze, di collegarle allo sviluppo sociale ed economico del Paese, di valorizzare a livello internazionale e comunicativo quanto già esiste e si sta sviluppando nel nostro Paese in materia di innovazione green: questa la richiesta del Manifesto, l’espressione di una necessità e di una volontà condivisa sempre più pressante.

“Quello del 24 gennaio ad Assisi – hanno dichiarato Ermete Realacci e padre Enzo Fortunato – è un appuntamento a misura d’uomo. Il Manifesto di Assisi è una nuova alleanza che tesse una rete tra economia, cultura e ricerca con il contributo delle migliori energie tecnologiche, istituzionali, politiche, sociali, religiose e culturali del Paese. Affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società ‘abitabile’ e green. Per questo più capaci di futuro”.