Opinioni

Stop auto diesel e benzina, i dubbi, le polemiche, i rischi

Svolta epocale contro suicidio economico. Le impressioni, opinioni, polemiche relative all’approvazione del pacchetto Fit for 55, che mette al bando la produzione e la vendita di automobili a benzina e gasolio dal 2035, sono opposte, in Europa certamente, ma soprattutto in Italia.

Partiamo dai rischi per l’occupazione: secondo Ig Metall, a parità di motori prodotti, il fabbisogno di posti di lavoro per una motorizzazione diesel è di 10 persone, per una a benzina è di 3 persone, per un veicolo elettrico scende a una sola persona. Saldo negativo netto: oltre 70.000 posti di lavoro in meno in Italia nel giro di pochi anni.

Elettrificazione “forzata” così necessaria? C’è chi ricorda come “Già oggi un’auto moderna Euro6d è validissima sul fronte dell’efficienza e ha nel suo ciclo di vita un impatto di emissioni equivalente a quello di una vetture elettrica” (Giuseppe Bitti, Managing Director di Kia Italia all’Adnkronos) e che con questa accelerazione a breve “sarà impossibile trovare un’auto sotto i 20-25 mila euro”. Per Federauto è “essenziale andare avanti offrendo un certo periodo di transizione adeguato, fondamentale per preparare le nostre attività alle sfide imminenti e garantire così manutenzione e riparazione altamente qualificate per le auto di domani”.

Michele Crisci, presidente dell’Unrae e Amministratore Delegato di Volvo Car Italia, mette concretamente sul tavolo la necessità di gestire un processo per il quale 13 anni potrebbero essere “pochi o troppi. Per me sono sufficienti, sono 2 cicli industriali e mezzo, ma sarebbe sano avere dei check point intermedi come sempre si fa sui piani a lungo termine”. Su questo processo “la direzione è stata indicata: ora però ci vuole tutto il resto, i governi devono accompagnare questo processo, bisogna sviluppare le infrastrutture di ricarica e adeguare la fiscalità nazionale a livello europeo”.