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Ecologia nel passato

di RICCARDO CECCHELIN

Ecologia: una parola divenuta oggi estremamente di moda. Ma quando è iniziato il suo cammino? Potremmo affermare: da sempre. In tempi vicini a noi, si possono ricordare, ad esempio, le colture permanenti del cotone che resero sterili vasti territori in Florida. O la distruzione dei coyote che provocò negli Stati Uniti un incontrollato aumento dei roditori.

Ma i rapporti uomini e ambiente ci fanno scivolare indietro di millenni, perché i nostri antenati si erano già resi conto delle numerose interrelazioni fra organismi e natura.

Il più antico decreto conosciuto in senso ecologico ci porta addirittura nell’antica Atene. Fu, infatti, emanato durante l’età di Pericle, intorno al 430 a.C., allo scopo di contenere alcune gravi forme di inquinamento.

Un evento che evidenzia come l’Atene classica seppe darsi già allora delle norme a tutela dell’ambiente.

Il decreto tradotto recitava così: “Non è consentito di mettere i pellami a imputridire nell’Ilisso a monte del tempio di Eracle, né praticare la concia di pelli, né gettare gli scarti della lavorazione del cuoio nel fiume”.

Anche gli antichi romani avevano attenzione per l’ambiente. Nel mirino della classe dirigente c’erano principalmente: il disboscamento, che provocava gravi dissesti idrogeologici; e la “salubritas” delle acque fluviali e fognarie, messe a repentaglio dai “fullones”, i laboratori artigianali che usavano grandi quantità di acqua e spesso la reimmettevano inquinata. Senza parlare delle cremazioni delle salme nell’“ustrina”, l’area sacra predisposta nei pressi delle tombe, o dell’attività delle “fornaces plumbi” o delle “tabernae casiariae”.

Come affrontava l’antica Roma queste sfide? Lo strumento principale era la “procedura interdittale”. In pratica, si trattava di provvedimenti di carattere amministrativo, emanati dal pretore, nei confronti di chi avesse posto in essere comportamenti lesivi di determinate situazioni giuridiche.

Un occhio attento fu anche per le città congestionate dal traffico di carri carichi di merci, cavalli, bighe guidate a tutta velocità con il rischio di frequenti incidenti, portantine signorili e un rumore assordante. Forse non tutti sanno che la Ztl (zona a traffico limitato) fu inventata proprio dagli antichi romani.

Un anno prima di morire, nel 45 a.C., Giulio Cesare firmò la Lex Iulia Maiestatis, che in molti considerano l’antenata di tutti i codici della strada.

Stabiliva, tra l’altro, che durante le ore diurne i carri non potessero entrare nel centro cittadino, esclusi quelli della nettezza urbana e pochi altri autorizzati.

Tornando ai nostri tempi, sotto la spinta della necessità di risolvere rapidamente i gravi problemi della sottoalimentazione, dell’inquinamento e del sovraffollamento, il quesito principale dell’ecologia applicata si ripropone in questi termini: fino a che punto la civiltà umana può ritenersi indipendente rispetto all’ambiente e fino a che punto è possibile proseguire nell’attuale sviluppo produttivo e demografico?

Secondo una prima soluzione la tecnologia potrà, alla fine, risolvere i problemi ambientali. Per un’altra, invece, non esiste soluzione tecnica ai problemi della densità della popolazione, in crescita esponenziale, e dell’inquinamento e  sarebbero quindi necessarie delle limitazioni di tipo etico, legale, politico ed economico.

Di parere diverso l’ecologista statunitense Howard Thomas Odum, noto per il suo lavoro pioneristico sugli ecosistemi. Secondo i suoi studi, infatti, entrambe le proposte sarebbero corrette, ma la seconda verrà accettata solo se la prima verrà realizzata.

Intanto il mondo attende con il fiato sospeso.